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Perché il Franciacorta si chiama così?

Perché il Franciacorta si chiama così?

Alcune delle migliori bollicine italiane vengono prodotte in Franciacorta, zona collinare situata tra Brescia ed il Lago d'Iseo, ma come mai si chiama proprio così?

Le tre anime del Franciacorta.

Quando parliamo di Franciacorta possiamo indicare tre cose: un territorio, un vino oppure un metodo di produzione. Il territorio è quello bresciano, caratterizzato da un colore bianco, dato dalla presenza di calcare e ghiaia che conferiscono al vino una spiccata acidità, fondamentale per la produzione dei migliori spumanti. Il vino è il Franciacorta DOCG mentre il metodo di produzione è quello classico con rifermentazione in bottiglia, identico a quello utilizzato per produrre i migliori Champagne francesi.

Identikit del Franciacorta DOCG.

La prima bottiglia di spumante metodo classico con rifermentazione in bottiglia in Franciacorta viene realizzata nel 1961. Il primato in Italia è detenuto dal Trentino dove la prima bottiglia è stata realizzata nel 1902, quasi sessant'anni prima.
Il vino Franciacorta DOCG può essere prodotto con Chardonnay (fino al 100%), Pinot Nero vinificato in bianco (fino al 100%), Pino Bianco (massimo 50%) ed Erbamat (massimo 10%). Quest'ultimo è un vitigno che viene utilizzato soprattutto nelle annate molto calde per dare una spinta di acidità al vino. Ha dunque la stessa funzione del Pinot Meunier nella cuvée classica dello Champagne. Un Franciacorta può essere bianco, rosé oppure satèn. Quest'ultimo è un marchio registrato lanciato nel 1995, con target prevalentemente femminile, che identifica uno spumante realizzato con l'utilizzo esclusivo di uve a bacca bianca (Chardonnay, Pinot Bianco e dal 2017 anche Erbamat) e caratterizzato da una minore presenza di anidride carbonica che lo rende setoso, vellutato e cremoso. Satèn deriva proprio dalla parola "raso".

Perché si chiama Franciacorta?

In passato nell'area che si estendeva intorno al Lago d'Iseo dimorava una comunità di monaci benedettini dedita alla coltivazione del vino. I loro vini erano da tutti riconosciuti come di qualità nettamente superiore rispetto a quelli realizzati in altre zone. Si volle dunque tutelare ed incentivare tale produzione conferendo ai monaci alcuni vantaggi e benefici economici, come l'esenzione dal pagamento di tasse e tributi imperiali ed ecclesiastici. Da qui l'espressione latina "curtae francae" ovvero "zone franche" libere dalle imposte.

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